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.Ebbene, il velenodetermina una tosse, questa un'infiammazione di petto o qualunquealtra malattia scritta nel libro della scienza, cosa che non leimpedisce di essere del tutto mortale, e che quand'anche non lofosse, lo diverrebbe grazie ai rimedi somministrati da ingenuimedici, che in generale sono cattivi chimici.Ecco un uomo uccisocon arte, e con tutte le regole, sul quale la giustizia non ha daridire, come diceva un terribile chimico mio amico, l'eccellenteAdelmonte di Taormina in Sicilia che aveva molto studiato ifenomeni nazionali.""E' spaventoso, ma ammirabile" disse la giovane sposa immobile perl'attenzione."Lo confesso, credevo che tutte queste fosseroinvenzioni del medio evo.""Sì, senza dubbio, ma che si sono meglio perfezionate ai giorninostri.A che volete dunque che servano i tempi, gliincoraggiamenti, le medaglie, le croci, i premi alla virtù se nonper condurre la società alla sua più grande perfezione? Ora l'uomonon sarà perfetto che quando saprà come creare e distruggere comela natura.Egli sa distruggere, dunque la metà del cammino èfatta.""Di modo che" riprese la signora Villefort, ritornandoinvariabilmente al suo scopo "i veleni dei Medici, dei Renato, deiRuggero, e più tardi probabilmente del barone di Trenck, di cui hatanto abusato l'odierno dramma ed il romanzo.""Erano oggetti d'arte, signora, non altro" riprese il conte."Credete che il vero sapiente s'indirizzi bonariamente allo stessoindividuo? No, davvero.La scienza ama il recondito, le grandifatiche, l'ideale, se ciò si può dire.Così a mo' d'esempio,quell'eccellente Adelmonte di cui vi parlavo ha fatto su questorapporto eccellenti esperienze; ve ne citerò una sola.Aveva unbellissimo giardino pieno di legumi, di fiori e di frutti.Eglisceglieva il più umile di tutti questi legumi, per esempio, uncavolo.Per tre giorni lo annaffiava con una soluzione diarsenico; il terzo giorno il cavolo cadeva malato ed appassiva;era il momento di tagliarlo: per tutti sembrava maturo econservava la normale apparenza; per Adelmonte solo eraavvelenato.Allora egli portava il cavolo a casa, e prendeva unconiglio (Adelmonte aveva una collezione di conigli, di gatti, diporcellini d'India, che nulla cedeva alla collezione di legumi, difiori e di frutti), prendeva dunque un coniglio e gli facevamangiare una foglia di cavolo; il coniglio moriva.Quale sarebbeil giudice istruttore che potrebbe trovare a ridire su ciò? e qualprocuratore del re ha mai sognato di stabilire una requisitoriacontro Magendie o Flourens sul conto dei conigli, dei porcellinid'India e dei gatti che hanno ucciso? Nessuno: ecco dunque unconiglio morto senza che la giustizia se ne inquieti.Morto ilconiglio, Adelmonte lo faceva sventrare dalla sua cuoca e gettaregli intestini sopra un letamaio; su questo un pollo va a beccaregli intestini, cade malato a sua volta e muore l'indomani.Mentresi dibatte nelle convulsioni dell'agonia passa un avvoltoio (visono molti avvoltoi nel paese di Adelmonte), piomba sul cadavere,lo porta su una roccia e lo divora.Tre giorni dopo il poveroavvoltoio, che dopo questo pasto si è trovato costantementeindisposto, si sente preso da un capogiro durante il volo,439 s'avvita in aria e viene a cadere a piombo in un vostro vivaio dipesci: voi sapete che il luccio, l'anguilla, la morena mangianogolosamente, essi mordono l'avvoltoio.Ebbene supponete chel'indomani venga servito alla vostra tavola uno di questi lucci,una di queste anguille, una di queste morene avvelenata dopoquattro passaggi, il vostro convitato, che lo sarà al quinto morràin capo ad otto o dieci giorni di dolore d'intestini, di male alcuore, di ascesso al piloro.Verrà fatta l'autopsia, e i medicidiranno: è morto di un tumore al fegato o di una febbre tifoidea.""Ma" disse la signora Villefort, "tutti questi passaggi che voiconcatenate gli uni agli altri possono essere interrotti dal piùpiccolo accidente: l'avvoltolo, per esempio, può non passare intempo, o cadere a cento passi dal vivaio.""Ecco dove sta precisamente l'arte.Per essere un gran chimico inOriente, bisogna saper prendere l'occasione: e vi si giunge."La signora Villefort era tutta intenta ad ascoltarlo."Ma" disse, "l'arsenico è indelebile; in qualunque modo vengaassorbito si trova sempre nel corpo umano, dal momento che vi siastato introdotto in quantità sufficiente per darne la morte.""Bene" gridò Montecristo, "bene! Ecco precisamente ciò che dissial buon Adelmonte.Egli sorrise, e mi rispose con un proverbiosiciliano, che credo sia anche un proverbio francese: "Figlio mio,il mondo non fu fatto in un giorno, ma in sette, ritornatedomenica".La domenica successiva vi andai, invece di avereannaffiato il suo cavolo con la soluzione arsenicale, l'avevaannaffiato con una soluzione a base di stricnina, "strichnonculubrina" come dicono gli scienziati.Questa volta il cavolo nonaveva l'aspetto malato, per cui il coniglio non ne diffidava; ecinque minuti dopo era morto.Il pollo lo mangiò ed il giorno dopoera morto.Allora noi facemmo come l'avvoltoio, il pollo vennesventrato.Questa volta tutti i sintomi particolari erano spariti,e non restavano che i sintomi generali.Nessuna indicazione sugliorgani, soltanto esasperazione del sistema nervoso, e traccia dicongestione cerebrale, nient'altro; il pollo non era statoavvelenato, era morto d'apoplessia.E un caso raro nei polli, loso, ma comunissimo nell'uomo."La signora Villefort sembrava sempre più assorta."E' una fortuna" disse, "che tali sostanze non possano esserepreparate che dai chimici, perché in verità una metà del mondoavvelenerebbe l'altra.""Da chimici, e da quelli che si occupano di chimica" risposenegligentemente Montecristo."E poi" disse la signora Villefort togliendosi con forza dai suoipensieri, "per quanto più sapientemente preparato, il delitto èsempre un delitto; e se sfugge alle umane investigazioni, nonsfugge però allo sguardo di Dio! Gli orientali sono più coraggiosidi noi, ecco tutto [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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